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Co-progettazione SAAP

Azienda Sociale Cremonese asc

Il percorso di lavoro in rete

Prima fase: Accreditamento SAAP

Azienda Sociale Cremonese ha indetto una procedura ad evidenza pubblica di accreditamento in co-progettazione per l’erogazione del servizio SAAP nel territorio cremonese (ad eccezione della Città di Cremona).

Il Servizio di Assistenza per l’Autonomia Personale (SAAP) è rivolto agli alunni e studenti con certificazione di disabilità grave (art 3, comma 3 L. 104/92) e frequentanti le scuole di ogni ordine e grado, sia sul territorio dell’Ambito Territoriale Cremonese sia fuori territorio, e prevede l’attivazione di un progetto SAAP annuale.

Possono usufruire del SAAP, in relazione alle disponibilità di bilancio e alla programmazione sociale dei singoli comuni, anche minori in condizioni di svantaggio socio famigliare attestata dal servizio sociale professionale o da servizi esterni (UONPIA, Tutela minori, etc.). In questi casi, la valutazione per l’attivazione del servizio è in capo alla responsabilità del singolo comune dell’Ambito.

Il termine di validità dell’accreditamento è fissato al 30/06/2028.

Seconda fase: Co-progettazione nuovo modello SAAP

Con l’approvazione del Codice del terzo settore, si è aperta una nuova stagione nella costruzione degli interventi del welfare locale.

Amministrazioni pubbliche ed enti di terzo settore possono sperimentare finalmente nuovi strumenti di collaborazione (ex articolo 55 del Codice del terzo settore), più adatti ad affrontare le sfide complesse della società contemporanea, sia per quanto concerne la programmazione che la progettazione operativa dei servizi e dei programmi di politica sociale.

La co-programmazione è l’insieme di azioni che analizzano i bisogni e individuano priorità e risposte generali congruenti.

La co-progettazione definisce e realizza specifici servizi e interventi volti a soddisfare i bisogni individuati dalla co-programmazione.

Azienda Sociale Cremonese ha aperto con il mese di settembre 2024 la fase di co-progettazione che durerà sino al mese di febbraio 2024 per ripensare un nuovo modello SAAP per il territorio cremonese.

Saranno coinvolti gli Enti Accreditati per l’erogazione SAAP, le Scuole, le famiglie degli alunni e studenti con disabilità, i Comuni dell’Ambito Sociale Cremonese.

L’obiettivo vuole essere quello di attivare una prima sperimentazione del nuovo modello SAAP a partire dall’anno scolastico 2025-2026.

“Nessuno diventa umano da solo.
Ci facciamo umani gli uni con gli altri.
Riceviamo l’umanità che è in noi per contagio:
è una malattia che non avremmo mai incontrato
se non fosse stato per la vicinanza con i nostri simili”

Fernando Savater, Le domande della vita,

Il senso del co-progettare inclusione scolastica

Co-progettare sul tema dell’inclusione scolastica degli alunni in condizione di disabilità significa essere consapevoli che la disabilità è sempre qualcosa di inaspettato nel viaggio esistenziale delle persone con disabilità, delle loro famiglie e per le nostre comunità e che il principale compito educativo cui siamo chiamati a rispondere – fin dall’inizio del loro affacciarsi nel mondo della Scuola – riguarda l’accompagnamento nelle diverse fasi di costruzione di una identità adulta: “l’idea del ‘diventare grande’ deve comparire il più precocemente possibile nella relazione educativa, sia in quella naturale tra i genitori e il bambino, sia in quella professionale” (“Viaggiatori inattesi. Appunti sull’integrazione sociale delle persone disabili”, Carlo Lepri, Franco Angeli, 2011).

Se è vero che l’identità di una persona si forma sulla base della relazione con gli altri, allora è evidente che sul tema dell’adultità “il rapporto tra la persona disabile e le figure educative è un elemento strategico di questa costruzione identitaria. In parole semplici: come faccio a diventare adulto se gli altri continuano a pensarmi e a trattarmi come un bambino? Questo chiama in causa la capacità da parte di un educatore di sapersi interrogare sul suo sistema di rappresentazione della persona che è chiamato a sostenere, ad aiutare. Chi è per me questa persona? Riesco a vedere e ad ascoltare le sue parti adulte e a promuoverle oppure mi occupo solo delle sue fragilità, assistendola e proteggendola?”

Cinque piste di lavoro:

A. Qualificare funzioni e ruolo degli operatori di assistenza in ambito scolastico.
B. Costruire alleanze con le famiglie e gli alunni e studenti con disabilità certificata.
C. Promuovere un approccio bio-psico-sociale con ICF della persona con disabilità.
D. Costruire nuove “modalità ponte” nella fase di transizione dall’età evolutiva all’adultità
E. Costruire un’alleanza di sistema tra gli attori dell’inclusione scolastica.

A. Qualificare funzioni e ruolo degli operatori di assistenza in ambito scolastico.

L’operatore SAAP, nel contesto scolastico, deve potere essere nelle condizioni di attivare un ruolo educativo (e non soltanto assistenziale) nei confronti dei singoli alunni in condizione di disabilità, del più ampio contesto di classe e di Istituto e nelle relazioni con il corpo insegnante. Non può essere una figura sostitutiva né dell’insegnante di sostegno (che è il titolare nella Scuola della funzione educativa, oltre che di quella didattica) e neppure del personale ATA nello svolgimento di attività di assistenza di base.

Potrebbe contribuire in questa direzione la sperimentazione della figura dell’educatore di plesso o dell’educatore della comunità scolastica (EcoS), figura educativa che racchiude in sé due aspetti: quello del supporto diretto al singolo minore in difficoltà e l’intervento educativo indirizzato al gruppo, in modo da spostare l’attenzione anche sul contesto scolastico e sociale di riferimento, individuando i fattori che ostacolano o che facilitano l’inclusione.

Si tratta di una figura sperimentata in Emilia-Romagna , negli ultimi anni anche a Mantova e, recentemente, anche da parte del Comune di Cremona in alcune Scuole Secondarie di Primo grado della Città.

L’agire educativo dell’educatore di plesso si esplicita attraverso la progettazione, la programmazione e la realizzazione di interventi che promuovono lo sviluppo e il benessere degli alunni con disabilità certificata e di interventi rivolti al gruppo classe e/o al plesso che promuovano l’effettiva diffusione della cultura inclusiva all’interno dell’istituto scolastico. Una figura trasversale che deve rapportarsi non solo con la Scuola, ma anche con le famiglie e con le altre realtà territoriali e sociali. Una funzione professionale mista – con un focus individuale e un focus sul contesto.

B. Costruire alleanze con le famiglie e gli alunni e studenti con disabilità certificata.

Con le famiglie è importante costruire una relazione il più precocemente possibile, per sostenerne la funzione educativa in relazione alle diverse fasi di crescita evolutiva dei propri figli e nell’ottica di co-progettare il supporto scolastico del SAAP all’interno del progetto di vita dei loro figli.

Si tratta di costruire una relazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale di Cremona, le singole Scuole ed i servizi specialistici sociosanitari per sperimentare la condivisione sia dei Profili di Funzionamento che dei PEI per i bambini in condizione di disabilità di nuova iscrizione (Scuola Infanzia).

In questo modo, si potrebbe avere in anticipo l’elenco dei nuovi bambini iscritti alla Scuola Infanzia (tra il mese di febbraio e marzo) e potere quindi programmare per tempo sia la sperimentazione degli educatori di plesso che iniziare un percorso di aggancio con le famiglie e i bambini stessi, attivare uno spazio di osservazione ed ascolto.

Soprattutto nella fase iniziale, è importante dedicare un tempo alla condivisione degli obiettivi e delle proposte di supporto agli alunni in condizione di disabilità. Diversamente, la costruzione del Profilo di Funzionamento e del PEI diventano un mero adempimento burocratico.

C. Promuovere un approccio bio-psico-sociale con ICF della persona con disabilità.

La prospettiva biopscicosociale è diventata negli ultimi anni una scelta imprescindibile in ambito scolastico sia per la redazione del Profilo di Funzionamento (PdF) che per l’elaborazione successiva del Piano Educativo Individualizzato (PEI).

L’introduzione dell’ICF come strumento per supportare un design scolastico inclusivo mette in luce un nuovo sviluppo dinamico tra i documenti programmatici che accompagnano l’alunno con disabilità (Profilo di Funzionamento e Piano Educativo Individualizzato), in quanto estende il concetto di piano di progettazione anche oltre il termine scolastico, in una prospettiva di progetto di vita, facendo riferimento non solo all’ambito degli apprendimenti e dello sviluppo delle competenze, ma a ogni campo dello sviluppo fisico, psichico e sociale

Azienda Sociale Cremonese ha attivato nel 2023 una collaborazione con il Dr. Luciano Pasqualotto, docente di Pedagogia all’Università di Verona, per promuovere percorsi di formazione e di supervisione operativa finalizzate ad implementare la conoscenza e l’utilizzo di strumenti e risorse ICF secondo la sperimentazione attivata negli ultimi anni dal Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona curata dallo stesso Dr. Pasqualotto con il collega Dr. Angelo Lascioli (docente di Pedagogia speciale all’Università di Verona).

Si tratta di un set di strumenti che possono essere utilizzati lungo tutto il ciclo di vita della persona con disabilità (piattaforma icfapplicazioni.it). In particolare, il set ICF-Scuola (portale icf-scuola.it) offre strumenti e risorse utili per implementare l’ICF nella Scuola a favore di tutti gli alunni e studenti con disabilità, nonché indicazioni per la compilazione dei nuovi modelli di PEI e l’elaborazione del Profilo di Funzionamento secondo le Linee Guida del Ministero della Salute.

D. Costruire nuove “modalità ponte” nella fase di transizione dall’età evolutiva all’adultità.

Una fase delicata è quella che si prospetta al termine della scuola secondaria di 2° grado, perché si conclude con essa un lungo periodo di vita regolato da contesti e relazioni stabili e al tempo stesso se ne apre uno nuovo, tra incognite, paure e speranze, verso la vita adulta.

L’idea vuole essere quella di sperimentare uno “spazio di osservazione” altro e altrove rispetto dall’offerta di servizi già definiti, accompagnato e protetto, che permetta:

  • agli alunni con disabilità di sperimentarsi al di fuori del contesto di classe in esperienze di sviluppo di abilità utili a creare consapevolezza, autodeterminazione, autostima e maggiori autonomie spendibili per il proprio futuro, nell’ambito del contesto familiare, sociale, professionale;
  • al sistema sociale di valutare quali opportunità possano essere offerte in relazione ad una maggiore conoscenza degli stessi alunni con disabilità.

Le attività connesse ai percorsi socioeducativi devono essere progettate a partire dalle risorse strutturali e strumentali del territorio (progetti di rete, laboratori, volontariato, etc.) e del contesto di vita della persona (socializzazione, tempo libero, etc.), con un approccio progettuale che riprende lo spirito e le linee di intervento della normativa regionale che disciplina il funzionamento dei Servizi di Formazione all’Autonomia (SFA).

La proposta dello “spazio di osservazione” potrebbe riguardare sia gli alunni frequentanti l’ultimo triennio delle Scuole Secondarie di 2° grado che gli alunni frequentanti l’ultimo biennio degli Istituti di Formazione Professionale, con una prospettiva temporale di sperimentazione della durata tra 12 e 18 mesi complessivi.

E. Costruire un’alleanza di sistema tra gli attori dell’inclusione scolastica.

Si prevede la costituzione di un Tavolo di Regia, coordinato dall’Équipe Disabilità di Azienda Sociale Cremonese, composto dagli ETS accreditati per l’erogazione del SAAP e gli ETS gestori di unità d’offerta sociali per adulti con disabilità (in particolare SFA e CSE), con l’obiettivo di costruire reti multiprofessionali capaci di co-progettare un continuum di azioni che, a partire dall’attivazione di progetti SAAP, possa sviluppare percorsi individualizzati di sostegno ed accompagnamento domiciliare e territoriale di natura socio-assistenziale e socio-educativa anche attraverso la promozione delle reti formali ed informali (associazionismo, volontariato, reti di prossimità, associazioni sportive, etc.) presenti nel territorio cremonese.

Prossimi appuntamenti:

Gruppo di Lavoro Minori

  • Lunedì 7 ottobre 2024 ore 14.00 Uffici Azienda Sociale Cremonese (Via Sant’Antonio del Fuoco, 9/A – CREMONA)

Gruppo di Lavoro Giovani Adulti

  • Giovedì 10 ottobre 2024 ore 9.00 Uffici Azienda Sociale Cremonese (Via Sant’Antonio del Fuoco, 9/A – CREMONA)
  • Mercoledì 23 ottobre 2024 ore 14.00 Uffici Azienda Sociale Cremonese (Via Sant’Antonio del Fuoco, 9/A – CREMONA)

Incontro in plenaria

  • Martedì 5 novembre 2024 ore 14.00 Uffici Azienda Sociale Cremonese (Via Sant’Antonio del Fuoco, 9/A – CREMONA)

Per ulteriori informazioni, è possibile contattare:

Dott.ssa Michela Dalmiani - Referente tecnico Equipe Disabilità Azienda Sociale Cremonese
Tel. 0372 020170